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L’Eremo di Gesù e Maria

 

Intorno a Baiano ci sono dolci e verdeggianti colline che si affacciano sulla pianura campana, arrivando fino a distinguere all'orizzonte il Vesuvio ed il golfo di Napoli.

Sulla collina che sovrasta il centro abitato del paese tra i secolari ulivi resi argentati dal sole, immerso in un profondo silenzio, si eleva il complesso monumentale di Gesù e Maria, sottoposto alla tutela della Sovrintendenza ai Beni Ambientali, Archeologici e Culturali di Avellino e Salerno.

Formato da un eremo, un campanile, una chiesa e da un giardino con al centro un antico pozzo, circondati da un orto a servizio degli eremiti, che vivono soltanto di elemosine e dei prodotti ricavati da questa terra che essi stessi coltivavano.

Luogo simbolo della preghiera è l’antica e piccola cappella all’interno dell’eremo con la volta a crociera in pietra, al centro della quale è visibile una croce benedettina realizzata con  le stesse pietre  ed è un simbolo inequivocabile della vita eremitica. Entrare lì e raccogliersi in meditazione e in preghiera sembra entrare in contatto con la divinità, tale è la suggestione che trasmette.

La costruzione dell’eremo risale  a prima dell’anno mille e fu realizzata con materiali di pietra calcarea e di lapilli,  disponibili nella stessa area collinare.

Nell'opera “Nola Sacra” del Guadagni  leggiamo che essa aveva “tre altari ed altrettante campane” e che vi si celebravano “ogni anno due belle feste, cioè nel terzo giorno di Pasca di Risurrezione ed in quello di Pentecoste”; ma troviamo anche conferma della fondamentale povertà della “chiesiuola”, la  quale, costruita appunto con le elemosine dei fedeli, era retta da eremiti, mentre un Cappellano vi andava regolarmente a celebrare le funzioni sacre.

Durante la sua missione nella diocesi di Nola,  nel dicembre del 1756 Sant’Alfonso de’ Liguori predicò nella Chiesa Madre di Santa Croce e, dopo una visita all’eremo, chiese e ne ottenne dalle autorità comunali un intervento di restauro. Tornò nel febbraio del 1759 e con immensa gioia prese atto che i lavori erano in stato avanzato.

I tre altari sono tuttora presenti all'interno della Chiesa, dedicata alla Madonna del Soccorso, che ha conservato grosso modo la struttura originaria. Sotto il pavimento c’è una cripta accessibile attraverso una piccola botola, dove venivano seppelliti gli eremiti e, come si legge in alcune scritte sulle pareti emerse durante i lavori di recupero, anche i sacerdoti della Congrega di Carità.

All'interno di una delle stanze del piano terra dell'eremo è venuto alla luce un affresco risalente al XVI secolo raffigurante la natività, la cui parte centrale è andata irrimediabilmente perduta.

Sull’antica cappella si erge maestoso il campanile, che si vede spuntare tra gli ulivi anche dal centro del paese sottostante. Il suono della sua campana alle ore 12 costituisce un valido punto di riferimento per la popolazione.

Per lungo tempo è stato abbandonato a un degrado inarrestabile, fino a trasformarsi in un rudere e senza tetto in seguito al sisma del 1980.

Rinasce a nuova vita  per opera di una suora venuta dalla lontana Sicilia. Folgorata dal fascino di questo luogo, Suor Maria Costanza Crisafulli decide di farne la sua dimora. Grazie al suo impegno, riesce a sensibilizzare le autorità comunali e a coinvolgerle nel suo progetto di recupero. La struttura viene completamente ristrutturata. Fonda  l’Ordine degli Eremiti dell’Accoglienza e riceve in comodato d’uso gratuito  il complesso, da sempre di proprietà e diretta dipendenza della parrocchia di S. Stefano.

Donna di forte fede religiosa, ridà  normalità di vita all’intero sito e, grazie alla sua eccellente arte nel raccontare  temi sacri su tavolette lignee, arricchisce con molteplici elementi l’intera area dell’Eremo, tra cui le quattordici stazioni della Via Crucis, lungo il sentiero che fanno da guida verso la chiesa.

Gli ambienti interni danno all’eremo una fisionomia di particolare accoglienza: ristretti gradini portano al primo piano dove sono state arredate alcune stanze  per dare ospitalità a fedeli bisognosi di momenti di meditazione; i solai, realizzati secondo le tecniche costruttive dei nostri giorni, sono rivestiti di legno, come in origine; e gli infissi di castagno protetti da artistiche grate in ferro battuto conferiscono al complesso un’impronta d’altri tempi.

I luoghi che circondano l’Eremo e la chiesa di Gesù e Maria sono stati sempre mete di scampagnate, specialmente il martedì dopo Pasqua, arricchite dalla celebrazione di Sante Messe.

Un luogo della memoria collettiva per la comunità intera e in particolare per ogni baianese emigrato che lo porta nel cuore e corre a visitarlo tutte le volte che  torna al paese nativo.