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RITROVAMENTO DELLA CROCE

Il dipinto raffigurante il "Ritrovamento della Santa Croce" proveniente dall'omonima chiesa della Santa Croce di Baiano in provincia di Avellino. è un olio su tavola firmato dall'artista Pompeo Landolfo e datato 1610.

L’opera si colloca nel panorama degli artisti operanti a cavallo dell’ultimo decennio del XVI secolo e la prima metà del XVII a Napoli e dintorni.

Pompeo Landolfo è segnalato nelle guide del Seicento come l'autore delle "Storie della Passione di Nostro Signore" nella chiesa di S. Pietro in Vincoli di Napoli e formatosi nella bottega-azienda di Silvestro Buono e di Giovan Bernardo Lama.

Nasce a Maddaloni in provincia di Caserta. presumibilmente nel 1586 e la sua vita si svolge tra Napoli e Maddaloni; muore secondo le fonti il 3 agosto 1627.

Le opere giovanili del Landolfo sono eseguite in collaborazione con il Lama,  mentre a partire dal 1568 sono documentati i primi dipinti realizzati con più autonomia. Fra queste si ricordano "Le Marie al Sepolcro" nella chiesa di San Francesco a Chiazzo; "L’Annunciazione" nella chiesa del Corpus Domini nella nativa Maddaloni datata 1592; la "Madonna del Rosario" in San Giovanni a Carbonara datata 1593, a cui si aggiungono la “Madonna del Carmelo” e lo “Sposalizio della Vergine” nella chiesa del Corpo di Cristo sempre a Maddaloni. Seguono “L'Adorazione dei Magi” del 1595 nella chiesa di S. Pietro ad Aram a Napoli e “L'Ultima Cena” realizzata nella chiesa di Vitulano del 1596, da paragonarsi per le molte similitudini sia cromatiche che prospettiche, nonché per le affinità dei personaggi con “L’Ultima Cena” realizzata nella chiesa del Corpo di Cristo di Maddaloni del 1600 circa.

La sua attività è attestata fino al 1612 con opere che risentiranno ancora dell'influsso di Giovan Bernardo Lama e Silvestro Buono.

Landolfo inizia, quindi, la sua formazione artistica come valido collaboratore di questi artisti, la cui bottega – azienda adatta la propria produzione alle diverse richieste della moda artistica.

Lavora dunque a Napoli, centro vitale e di rilievo, che vede la presenza di pittori che diffondono il raffaellismo ed il michelangiolismo, unendo tra loro influenze toscane, lombarde, venete, siciliane modulate dalla controriforma religiosa. In questo filone culturale l’artista aderisce al filone “pietistico” che con forza e vitalità si esprimeva attraverso la realizzazione di opere d’arte di committenza religiosa che dovevano esaltare  e trasmettere la fede cattolica della chiesa. Oltre alle influenze del Lama e del Buono non mancano le dolcezze cromatiche di Dirk Hendricksz e di Belisario Corenzio, raggiungendo così nelle sue opere quella intensità espressiva propria dei pittori fiamminghi.

Le opere del Landolfo risultano distribuite soprattutto sul territorio campano fra Napoli, Caserta e Benevento. Unico lavoro in provincia di Avellino è  «Il ritrovamento della Croce», eseguito per la Chiesa di Santa Croce in Baiano.

«Il Ritrovamento della Croce» di Baiano, datata 1610, si pone facilmente a confronto con le altre due opere quasi coeve raffiguranti «Santa Lucia» del Corpus Domini di Gragnano del 1609 e la «Santa Caterina» del Seminario Vescovile di Caserta del 1612 eseguite quasi contemporaneamente nell’arco di tre anni (1609 – 1612).

Fedele allo stile del filone pietistico-devozionale in voga nel primo lustro del XVII secolo nell’arte meridionale, il dipinto è caratterizzato dalla ricercatezza  della grazia femminile e dalla rappresentazione fantastica del tema religioso, quasi una quinta scenografica, stessa impostazione spaziale che viene risolta in più piani con il paesaggio che svanisce in lontananza. Le cromie vengono risolte nei toni dei colori pastello dei rosa, dei verdi, degli azzurri, dei gialli. Da notare la notevole somiglianza delle tre figure femminili: Santa Lucia, Sant’Elena, Santa Caterina, sembrano quasi replicate.

Allo stesso modo si replicano le corone di Sant’Elena e Santa Caterina e i volti leggiadri degli angeli.

Il tema narrato è quello dell’Esaltazione della Croce che si coniuga con quello del Ritrovamento della Croce.

Entrambi i racconti hanno come personaggio di rilievo Sant’Elena che qui vediamo in primo piano sulla sinistra coronata e replicata in secondo piano nelle scene minori.

L’opera racconta della madre dell’imperatore Costantino, Elena che, recandosi in Palestina proprio per cercare la croce su cui era stato crocifisso il Signore, si imbatte una volta a Gerusalemme nell’unico depositario di questo segreto, Giuda

Ma questi, negando ad Elena di conoscere il posto dove è sepolta la Croce, viene punito e gettato in un pozzo. Dopo sette giorni Giuda si arrende e rivela il luogo, indicando tre punti sul monte Golgota dai quali vengono tirate fuori tre croci, una delle quali è quella del Redentore.

Tale scoperta viene fatta accostando un cadavere alle tre croci. A contatto con quella del Signore il corpo resuscita. Nella tavola le scene principali vengono tutte evidenziate: dalle operazioni di scavo e riesumazione delle croci con la costante presenza di Sant’Elena al trasporto del cadavere utilizzato per la prova della vera croce. Dominano lo spazio centrale le figure di Sant’Elena e del figlio Costantino che, con al centro la grande Croce, controllano la scena. Sullo sfondo del paesaggio viene raffigurata la famosa battaglia del Ponte Milvio che nel 312 Costantino aveva vinto contro Massenzio nel segno della Croce.

A seguito di questa battaglia viene emanato l’editto che rende il culto cristiano religione ufficiale dell’impero romano.

La figura accanto a Costantino potrebbe essere l’imperatore Eraclio che nel racconto dell’Invenzione della Croce viene ricordato come colui che nel VII secolo ne recupera una parte caduta nelle mani dei Persiani. Le figure che campeggiano in primo piano inginocchiate intorno ai personaggi principali non hanno una specifica connotazione religiosa: potrebbero rappresentare semplicemente una sorta di pubblico che partecipa all’evento straordinario. Nella parte superiore campeggiano le figure della Trinità affiancate dalla Madonna e da San Giovanni Battista a loro volta accompagnati da figure maschili (gli apostoli) e femminili, forse a connotare il tema cristiano del Giudizio Universale.