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[Breve sintesi tratta dall'opera "Don Andrea Maria Ferrara" di Carmine Montella, Edizioni Culturali Internazionali, Maggio 2022]

L’esistenza della chiesa di Santo Stefano viene citata già in una pergamena del 1129 custodita nell’Archivio di Montevergine (AV) e più chiaramente nelle Rationes Decimarum Italiae nei secoli XIII e XIV , Campania.

Don Stefano Boccieri (1884 – 1969), parroco di Baiano dal 1928 al 1964, pur senza poter documentare una sua teoria, scrive nel suo libro Briciole: «Non ho potuto avere [… ] notizie precise circa […] la fondazione della […] Chiesa. Ho quasi la certezza, però, che Baiano innalzasse un Tempio al Protomartire fin dal tempo in cui non era che un casale» di Avella.

Il prof. Enrico De Falco [Baiano 1921 - Napoli 2004], in  Baiano – origine, sviluppo e vicende di un Casale di Avella, scrive che «l’attuale chiesa di Santo Stefano era una piccolissima cappella cemeteriale, a un’unica navata, quella attualmente centrale, dedicata a San Rocco, San Vito e alla Madonna delle Grazie. Il terreno sottostante era utilizzato a tombe terragne, cioè a povere fosse a limite di terra in cui i deceduti si collocavano nudi […]. Il custode abitava a pian terreno in un modesto vano, unico e solo, prima che una famiglia venuta ad abitarvi operasse una sopraelevazione».

Nel 1749 viene eletto parroco della Chiesa don Andrea Del Litto, il quale opera una importante ristrutturazione con l’edificazione di una cappella alla sinistra della chiesa [quale sede delle congreghe dell’Assunta, delle Cinque Piaghe e di S. Stefano], come si legge nel testo in latino sulla lapide in marmo posta sulla parete dietro la porta della navata sinistra: «A Dio Ottimo Massimo. Questa piccola basilica e il suo cimitero così come il sepolcreto di entrambi [Ipotizzo che si riferisca ai due sepolcreti posti sotto la Cappella e sotto l’allora unica  navata centrale]fu fondata dal rettore don Andrea Dello Litto e costruita nell’anno della salvezza 1756».

Va detto che tale cappella, sede delle congreghe, non copre la lunghezza dell’attuale navata sinistra, che verrà costruita  dopo il 27 settembre 1910. 

Le mie ricerche mi portano al 1906, allorquando arriva a Baiano don Andrea Maria Ferrara [nato a Napoli il 5 Ottobre 1880 da Raffaele (originario di Baiano) e Anna Alfano], nella casa di proprietà della famiglia al numero civico 66 di Corso Garibaldi, «dopo lunga assenza al paese dei suoi padri», come scrive di lui il Sacerdote Stefano Boccieri.

Nel 1908 il Vescovo della Diocesi di Nola, Mons. Agnello Renzullo, gli affida la Parrocchia di Santo Stefano, che da quel momento ha una nuova storia.

Un personaggio di nobile aspetto, un religioso ben dotto, amato e stimato da tutti i baianesi durante il suo ministero parrocchiale, un sacerdote intelligente, un grande oratore, dotato di vasta e profonda cultura.

Grande è la sua gioia, come scriverà in seguito egli stesso: «Io che amo la terra dei miei antenati, che sento tutta la poesia dei miei monti e della mia valle, che conservo gelosamente nel cuore i cari ricordi dell’infanzia passata sotto il sorriso della Mamma perduta, io fido nell’avvenire di questo paese così benedetto da Dio.»

E il giovane parroco trasforma questa sua gioia in missione per la diffusione del culto di Santo Stefano e leva alta la voce, affinché quella chiesetta diventi a furor di popolo maggiormente degna del culto del Primo Martire della Cristianità.

Comincia così la sua azione martellante per scuotere le coscienze dei fedeli e coinvolgerli nel suo “sogno”.

Parroco d’azione qual è, intraprendente, pieno di risorse fisiche e mentali, comincia a programmare cosa fare e come farlo, sicuro di ottenere il pieno appoggio dai Baianesi per portare a termine la grandiosa opera, al fine anche di garantire accoglienza e ospitalità alla «fiumana di gente (che) non s'arresta da le prime ore del mattino sino a le ultime della notte» ai piedi del Santo,  come egli stesso scrive sul giornale.

Occorrono un progetto, un direttore dei lavori, le maestranze e, con la benedizione di Santo Stefano, i soldi. Tanti soldi. Contemporaneamente deve programmare la sua missione di parroco e soprattutto coinvolgere la gioventù baianese in attività sociali, culturali e sportive per tenere alta la fiamma dei valori cristiani.

Anticipando i tempi per il nostro piccolo paese, con un savoir-faire intriso di grande modernità capisce che la comunicazione è uno strumento importantissimo per coinvolgere i fedeli. Alla sua brillante e appassionata oratoria unisce allora la stampa e la fotografia. Per quest’ultima ottiene col suo saper fare la collaborazione di Lorenzo Colucci, titolare dello studio “fotografo e vendita articoli fotografici”, e di Emanuele Kemps, fotografo dilettante del primo trentennio del secolo scorso, un parigino arrivato a Baiano al seguito del Principe di Sirignano, di cui era uomo di fiducia ed amministratore dei suoi beni; titolare della “Premiata fotografia Emanuele Kemps, Baiano” aperta dopo il matrimonio con Caterina Foglia.

Per i lavori di ristrutturazione della chiesa con molto buon senso interpella il Consigliere comunale Carlo Colucci fu Carlo [in seguito Commissario prefettizio nel 1931 e Podestà dal 1932 al 1936] al quale espone il disegno che da tempo ha in mente: l’ampliamento del misero Santuario, la costruzione di due campanili e, successivamente, l’ospedale per i poveri. Per la redazione del progetto si affida all’ing. prof. Felice Ippolito, di Mugnano del Cardinale, un vero maestro!

“Senza soldi non si cantano messe” recita un vecchio saggio popolare. Bisogna escogitare strategie e soluzioni intelligenti, sapendo che non è facile mettere le mani nelle tasche della gente.

Ma lui ha molta fede nella Provvidenza e la forza di affrontare le sfide e gli ostacoli che si presentano lungo il sentiero tortuoso della vita.

Organizza allora la vendita di oggetti sacri e comunica che «Gli oggetti religiosi riguardanti il nostro Santo si vendono nella Sagrestia del Santuario ed in Via Corso Garibaldi N. 21, presso lo Studio di Pittura del Sig. Vincenzo Epifania»,  con ricco e svariato assortimento di statuette, quadri, corone, crocifissi, medaglie, cartoline illustrate artistiche, ecc. come egli stesso pubblicizza sul quarto di copertina del Numero Unico del 1914-15 dell’opuscolo  «Il Primo Martire!» insieme ai seguenti altri prodotti:

«Omaggio al Primo Martire». Fiori raccolti dal Sac. Andrea Mª Ferrara, 1908,  Lire 1,00 a beneficio del Santuario.

«Santuario di S. Stefano Protomartire». Cenni Storici – Baiano,  pel Sac. Andrea Mª Ferrara, 1909, L. 0,10.

«Vita di S. Stefano Protomartire». Scuola Tipografica Libraria Salesiana S. Benigno Canavese, 1908, pel Sac. A. Mª Rocca, L. 0,30.

«Cartolina – Ricordo. Vita di Santo Stefano» pel Sac. Andrea Mª Ferrara, 1910, L. 0,05.

«Triduo e preghiere in onore di S. Stefano Protomartire», Sac. Andrea Mª Ferrara, 1911, L. 0,05.

«Pigliami per tuo Avvocato ancora quest’anno e vedrai!». Calendario murale su elegante cartone, stampato a due colori, L.0,40.

«Preghiamo S. Stefano!». Novene e preghiere pel Sac. Andrea Mª Ferrara, 1914, L.0,10.

«Cartolina Illustrata del Santuario». In platino lucido a colori, tricomia e fototipia nera, L. 0,05 e 0,10 ognuna.

«Voglio essere con te tutti i giorni!». Splendido calendario mensile a 3 colori, L. 0,50.

«Portami con te; sarò la tua benedizione!». Elegante calendario tascabile, Cent. 5 ognuno.

«Il Protomartire!». Grandioso dramma in 3 atti per un Sacerdote di Baiano, 1915, L. 1,00.

Ma la novità assoluta è la stampa  di due periodici, con i quali sceglie, con molta lungimiranza, di interfacciarsi coi fedeli, di pubblicizzare gli eventi più importanti del territorio  e del Santuario, per diffondere sempre più il culto per Santo Stefano e per sollecitare continuamente i devoti del Protomartire a dare contributi per la realizzazione delle opere progettate.

«Il Primo Martire!», Tipografia Irpina, Avella, in due versioni: periodico bimestrale e pubblicazione annuale in Numero Unico, entrambi in formato libretto (di colore rosso) 16x24, a partire dal 1908.

«Il Primo martire!», Tipografia Econ. Dir. G. Rubino, Nola, periodico mensile, in formato  tabloid 27x38, a partire dal 1909.

Sulle copertine del “Periodico Bimestrale” e del “Numero Unico” annuale viene ricordato ai fedeli che la pubblicazione è «intesa a provvedere alla restaurazione del Santuario dedicato al prodigioso Protomartire S. Stefano ed alla fondazione di un ospedale per gli infermi poveri in Baiano ed è riportata la benedizione  del Vescovo di Nola Agnello Renzullo.

Il costo di un numero del periodico o un arretrato è di 25 centesimi, invece quello dell’abbonamento annuo di L. 1,00 per l’Italia e L. 1,50 per l’Estero.

Il periodico mensile viene distribuito con sottoscrizione dell’abbonamento, il cui costo nei primi anni è di L.2,00 per quello ordinario, di L. 5,00 per quello d’incoraggiamento; successivamente L.5,00 e L.10,00. Per l’America, invece, l’abbonamento è sempre di un dollaro.

E, sicuro che nessuno negherà l’incoraggiamento e l’aiuto, invoca la carità cristiana per la costruzione di «un modesto ospedale: un’opera di beneficenza e di civiltà ispirata dalla fede nel Protomartire e che dica i prodigi del nostro Santo».

Chi semina bene, raccoglie buoni frutti, dice un vecchio adagio.

Tantissimi fedeli rispondono all’appello e cominciano ad arrivare offerte sia dall’estero sia dai devoti di S. Stefano di ogni regione italiana.

Il Parroco annota e pubblica con molta pignoleria nelle rubriche “Pioggia di Paradiso!” i nomi degli zelatori con le somme donate ed i nomi di coloro che sottoscrivono gli abbonamenti al giornale e al periodico, con la speranza che siano di esempio e di stimolo ad altri fedeli.

I Baianesi d’America, in particolare, sono molto generosi e si organizzano con entusiasmo per raccogliere le offerte da mandare in patria per il santo Patrono che portano sempre nel cuore con tanta nostalgia.

 A tutti questi benefattori, specialmente a quelli residenti in America, non fa mancare mai le sue preghiere e la sua benedizione e continuamente invia dal profondo del cuore la sua viva riconoscenza.

Nel frattempo, ricorrendo a tutte le sue risorse organizzative, fa stampare calendari con artistiche immagini di Santo Stefano realizzate da Manuel Kemps e Lorenzo Colucci ed invita i fedeli a comprarlo per farne regalo a parenti ed amici per le feste di Capodanno, al costo di £ 5,00 per l’Italia e un dollaro per l’America.

E sempre con la massima disponibilità di Manuel Kemps e Lorenzo Colucci produce e diffonde cartoline ricordo, eleganti cartoncini di colore beige chiaro arricchiti di fregi decorativi a rilievo che contornano prodigiosissime immagini del Santo, e quadri con cornici in legno, vetro, passepartout e la foto di S. Stefano sul trono nel Suo altare, alcuni dei quali dona con dedica personalizzata agli zelatori per l’impegno e l’aiuto che essi offrono quotidianamente. E come ciliegina sulla torta attesta solennemente la sua riconoscenza agli zelatori offrendo loro un diploma  «per lo zelo continuo spiegato a benefizio di questo Santuario e delle Opere nostre».

A questo punto, con la generosità dei devoti, con l’aiuto della Provvidenza e con la supervisione dell’ingegnere professore Felice Ippolito si è pronti ad affrontare la grande impresa. Pertanto  il 27 settembre 1910  tra il giubilo dell’intera cittadinanza furono iniziati i lavori da una squadra di muratori, diretti dal maestro Tulino Francesco che aveva vinto la gara di appalto e sottoscritto il relativo contratto. Così scrive Carlo Colucci nella sua Relazione: «Per poter dare una piccola idea di quanto si sta facendo, presentiamo ai lettori una pianta del Santuario come era, ed un'altra pianta di quello che tra breve sarà, ed il relativo prospetto il quale sarà maggiormente abbellito di decorazioni e di statue se la Provvidenza benedirà sempre le aspirazioni del nostro giovane Direttore.»

Un progetto ambizioso per dare a S. Stefano un Santuario degno della sua importanza quale primo martire della cristianità con due campanili, tre navate, la soffitta in legno, i finestroni, nuove cappelle, un imponente altare, un oratorio, la nuova sacrestia, la nuova canonica, la biblioteca circolante e una grande sala da servire per teatro, rappresentazioni cinematografiche e per conferenze alla nostra gioventù, con un pensiero già rivolto ad un ospedale per assistere tutti i poveri del mandamento, primo passo concreto verso quella che in seguito verrà denominata  “Città del Baianese”, mai realizzata.

Pur essendo molto giovane, don Andrea dimostra di possedere grande cultura, tantissime conoscenze anche di grosso spessore, ampiezza di veduta, lungimiranza, concretezza di azione e una progettualità finalizzata alla crescita spirituale e materiale delle comunità mandamentali. Mentre avanzano i lavori alla chiesa, con molta determinazione mette in atto tutta una serie di iniziative per coinvolgere soprattutto i giovani, consapevole che essi sono una risorsa importante e vanno guidati, esaltandone le molteplici potenzialità. Facendo leva sul suo carisma e sulla brillante dialettica, se ne circonda e li coinvolge e nel corso del tempo organizza con la loro presenza molteplici attività intorno al Santuario.

Apre, allora, il Circolo Femminile Cattolico  “La piccola Teresa”, le cui Beniamine sono le alunne della Scuola Materna diretta dalle Suore di Carità.

Apre, ancora, il Circolo Maschile “S. Stefano”,  la Schola Cantorum, diretta dal Sac. Francesco  Napolitano, e il Ricreatorio Festivo degli Stefanini, dove i ragazzi si riunivano, solitamente nei giorni festivi, per suonare gli ottoni sotto l’attenta direzione del maestro di musica Francesco Stingone. Da questa esperienza nasce la “Fanfaretta del Ricreatorio Festivo degli Stefanini”. Dando seguito ad un suo desiderio, nel 1926 viene istituito il “Reparto S. Stefano” dei “Giovani Esploratori” del Circolo Maschile, su iniziativa di Domenico Geremia Foglia [futuro Sindaco di Baiano da aprile 1944 a luglio 1949] e  Mario Ferrara (fratello di don Andrea), punte di diamante dell’Azione Cattolica baianese. Gennaro Violante, maresciallo dei bersaglieri in pensione, svolge le funzioni di istruttore, mentre il Vicario Cooperatore Sacerdote Francesco Napolitano e Nino Ferrara (altro fratello di don Andrea) hanno il ruolo di dirigenti.

Grazie al suo carisma e alle capacità organizzative, queste iniziative suscitano entusiasmo e coinvolgono l’intera comunità che sembra splendere di nuova luce e rinascere a nuova vita attraverso la crescita della gioventù baianese da una parte e la ricostruzione del Santuario dall’altra, i cui lavori continuano senza sosta con la vigile supervisione dell’ing. Ippolito.

Don Andrea è consapevole che i soldi non bastano mai per completare l’opera e, per raccogliere altre offerte, sollecita ininterrottamente i fedeli soprattutto attraverso il giornale che diventa sempre più un vero mezzo di comunicazione per raggiungere i devoti del Protomartire.

Instancabilmente continua ad esaltare la figura di S. Stefano, sottolineandone i prodigi ed i miracoli attraverso le testimonianze che arrivano da ogni luogo e che lui pubblicizza sui giornali per tenere sempre viva una fiamma nei cuori dei fedeli che arrivano anche da paesi lontani per renderGli omaggio, per pregare ai piedi del Suo altare e per ringraziarLo per grazie ricevute.

Così scrive, invocando il Santo di pregare per tutti:

«Qui innanzi all’Ara Pacis ove vediamo ogni giorno gente che si prostra e prega ed ottiene grazie, qui deponiamo il nostro cuore grato. Le amarezze inevitabili della vita, i dolori che spesso non mancano li dimentichiamo volentieri ai piedi del gran Santo nostro e cercheremo sempre di esser degni della grande grazia che il Signore ci fa, di farci vivere per i nostri santi ideali. S. Stefano pregate per noi, per tutti!»

E ancora sottolinea l’ondata immensa di esaltazione mistica e di arcana gioia dei fedeli che varcano in ginocchio la soglia del Tempio e affrontano i torridi calori della canicola di agosto e i rigori del freddo e del vento di dicembre e febbraio per partecipare alle tre processioni del Santo.

Nel frattempo, grazie alla sua generosità il maestro muratore Francesco Tulino, pur essendo debitore di pagamenti non ancora saldati, continua ininterrottamente i lavori ed il Santuario comincia ad avere un aspetto imponente.

Finalmente la chiesa] ha il suo primo campanile, in attesa del secondo da costruire come progettato dall’Ing. Felice Ippolito. Nel rifacimento del tetto vengono abbattute le due piccole torri campanarie poste sugli spioventi della navata centrale che non hanno più motivo di esserci con la costruzione dei due campanili.

Viene completata la muratura della navata sinistra, dove al termine dei lavori, nella prima cappella verrà collocata la statua in mezzo busto di San Nicola di Bari; nella seconda, invece, la statua della Madonna del Carmine con la Statuetta della “Piccola Teresa” ai suoi piedi [Mani sacrileghe sottrarranno alla Madonna in tempi recenti la corona, il Bambino Gesù che la Santa portava sul suo braccio sinistro e la Piccola Teresa.]; nella quarta la statua di Santa Lucia; la terza, un ambiente ampio e profondo costruito probabilmente per altro scopo, diventerà la Cappella Votiva, il luogo della memoria dei soldati morti nella prima guerra mondiale, i cui nomi verranno incisi su una lapide in bronzo collocata sul colonnato dirimpetto che divide la navata da quella centrale. La navata termina con un’abside a pianta semicircolare, coperta da una calotta semisferica, rialzata di due scalini, all’interno della quale un altare ospiterà il Sacro Cuore di Gesù, realizzato ad opera del Cav. Guacci di Lecce.  Tra l’abside e la nicchia di S. Lucia per dar luce all’ambiente viene costruito un finestrone in ferro con una serie di vetri colorati che circondano una croce, sulla quale, all’intersezione dei due bracci, in un vetro circolare è inciso a fuoco il volto di Cristo coronato di spine di Guido Reni [Bologna 1575 – 1642: pittore e incisore italiano, ritenuto uno dei massimi esponenti del classicismo seicentesco e tra i pittori più rappresentativi della scuola emiliana del XVII secolo, nonché tra i principali protagonisti della pittura barocca a Roma e a Bologna].

Si lavora anche alla navata destra dove una seconda abside, anch’essa rialzata di due scalini, sempre a pianta semicircolare, coperta da una calotta semisferica, sull’altare ospiterà l’Immacolata Concezione, della quale don Andrea è molto devoto. Seguono la sagrestia che sarà ampliata con la costruzione di altri locali; la cappella con la statua di S. Anna [Dalla statua di S. Anna, in tempi a noi vicini, è stata rubata la statuetta della Madonna Sua figlia da piccola];  un altro locale per l’Oratorio, che in anni futuri verrà trasformato in cappella per il Santissimo; ed infine un piccolissimo ambiente dove sarà custodito il fonte battesimale, chiuso da una porta sul cui architrave verrà collocata la statua di San Giovanni Battista che battezza Gesù [Opera scomparsa].  Nella navata centrale appena si entra sulla parete destra viene costruita una nicchia nella muratura per la statua di Sant’Aniello, che (mi è lecito ipotizzare) probabilmente era destinata all’interno della navata laterale, come tutte le altre statue e con il relativo altare, dopo la costruzione del secondo campanile; mentre nella grande abside centrale si prepara l’ambiente per l’Altare Eucaristico

Il secondo campanile con la porta di accesso alla navata destra non viene ancora costruito per la presenza di una proprietà incorporata nella struttura della chiesa, per la quale il parroco si attiva inutilmente per l’abbattimento.

La relazione termina con un appello di Carlo Colucci ai devoti di Santo Stefano, affinché continuino a fare offerte per il completamento del progetto che prevede anche la costruzione di un ospedale.[…]

La generosità dei fedeli non si fa attendere. Giorno dopo giorno arrivano altre testimonianze di grazie ricevute e somme di danaro come manna dal cielo dai fedeli di S. Stefano in Italia e da quelli che vivono all’estero.

Sono tanti i soldi che arrivano, ma ne servono tanti altri per completare i lavori e per pagare le maestranze con le quali don Andrea si è indebitato fino al collo, ma che, per grazia di Dio, continuano i lavori in nome di Santo Stefano.

Purtroppo il periodo bellico ed i primi anni successivi mettono a dura prova le famiglie e ci vuole veramente molto coraggio solo a pensare di chiedere nuove offerte ai fedeli, molti dei quali feriti negli affetti più cari, per la morte dei figli e parenti nelle trincee sulle Alpi.

Ma la Cappella votiva, per ricordare i soldati baianesi gloriosamente caduti in difesa della patria, deve essere completata a tutti i costi, per dare il giusto riconoscimento al sacrificio di questi “prodi compaesani”, che egli invoca con molta emozione.

Dall’America non tardano ad arrivare buone notizie dai nostri emigranti e Don Andrea ringrazia pubblicamente sulle pagine del giornale i fedeli di S. Stefano che si organizzano per raccogliere altre offerte. Un modo evidente per bussare alle porte di chi ha a cuore il completamento dei lavori.

Ai ringraziamenti si aggiunge una importante iniziativa per manifestare la gratitudine verso chi si prodiga per S. Stefano e per lasciare un segno tangibile di riconoscenza. A questi dona un quadro con l’immagine del Protomartire nel suo altare, impreziosito da una dedica personalizzata e datata.

Nel frattempo, comunica che si possono prenotare le targhette  di marmo con caratteri d’oro, incastrate nei pilastri della nuova Cappella del Santo. Servono di aiuto per le ingenti spese che sosteniamo e per rendere  col tempo tutta la detta Cappella di marmo.

C’è una corsa all’acquisto, perché ognuno vuole lasciare il proprio ricordo di zelatore inciso nel marmo della Cappella. E don Andrea, com’è nel suo stile, ne pubblica immediatamente i nomi, consapevole che la trasparenza è anche un veicolo pubblicitario.

Il mese successivo ricorda ancora che si possono acquistare altre targhette. Ve ne sono a seconda delle dimensioni e del posto che occupano da L. 100, L. 125 e L. 500. Sono a lettere di oro e di elegante e splendido effetto e finiranno per rendere di marmo tutta la nuova Cappella dell’Ara Pacis e quella votiva in suffragio dei morti di guerra.

A luglio, da Youngstown Ohio e da Ashtabula Ohio,  per opera di un comitato composto dai signori Pietro Masucci, L. Acierno, Carlo Cravier e Marcello Fiordellisi arriva la somma di L. 16.065, raccolta tra i Baianesi americani, con la lista di tutti i donatori.

Il suddetto comitato aveva precedentemente mandato altre 11.201,50 Lire per un totale di L. 27.266,50. Una somma che dà respiro al nostro parroco e gli consente di pagare ulteriori acconti alle maestranze che stanno lavorando nel progetto.

Tanti soldi dall’estero, non altrettanti da Baiano. Allora don Stefano Boccieri, come sempre senza peli sulla lingua, fa sentire la sua voce e bacchetta  i suoi compaesani che spendono più in suoni e fumo e non in opere che restano.

Don Andrea riesce a mettere Baiano e S. Stefano al centro dell’attenzione dei fedeli, che si sentono coinvolti nelle sue attività. Ognuno a modo suo dà un proprio contributo.

Nel frattempo il Tempio per opera di Dio pian piano si trasforma e sorge maestoso, quale attestato di amore di migliaia di cuori al Santo miracoloso, con le cappelle e gli altari.

In particolare si sta lavorando per completare la Cappella di Maria SS. del Carmine, che sta molto a cuore al Parroco.

Arriva però il momento di sedersi tutti intorno ad un tavolo e tirare le somme del lavoro fatto e programmare le cose da fare.

È vero! Per opera della divina Provvidenza piovono offerte da parte di tanti singoli devoti e dei comitati che si sono costituiti per questo nobile scopo.  Ma non bastano a portare avanti la restaurazione della chiesa e la costruzione dell’ospedale. Le spese sono inimmaginabili e l’ing. Felice Ippolito non nasconde le sue preoccupazioni e mette in guardia don Andrea!

Ci vuole un’idea! E l’idea arriva! Bisogna andare in America a parlare a viva voce con gli emigranti italiani. La sua presenza certamente aprirebbe ancor di più i loro cuori e, naturalmente, le loro casse! Sì! Un viaggio in America! La necessità lo spingerà oltre l’oceano.

Non tarda ad arrivare la comunicazione ufficiale di don Andrea: «Con l’aiuto Divino la mia partenza per l’America è stata fissata pel 24 Aprile prossimo».

A questo punto non resta che augurargli buon viaggio!

La notizia del viaggio in America di don Andrea viene accolta con entusiasmo dai nostri emigrati che non vedono l’ora di incontrarlo, di abbracciarlo, di fare la sua conoscenza. Tutti gli augurano che la visita sia coronata da successo, perché nessuno certamente rimarrà insensibile davanti alla nobiltà della sua missione.

Da Dualchi (Cagliari) la signora Letizia Maggio Caviglia, originaria di Sirignano, scrive che non si può rimanere indifferenti di fronte ad un atto così nobile, di sacrificio, di abnegazione, per il bene dell’umanità, per dare a  Baiano ed al mandamento la casa della Carità. Don Andrea, apostolo contemporaneo, non parte solo, con lui c’è tutta Baiano  e con Baiano il mandamento intero!

24 Aprile 1926: Finalmente si parte da Napoli a bordo del transatlantico Conte Biancamano, proveniente da Genova con direzione New York.

Sulla nave con don Andrea ci sono il Senatore Prof. Luigi Einaudi dell’Università di Torino [futuro primo Presidente della Repubblica Italiana], il dr. Solofrisso Direttore del Credito Italiano a New York ed il Console Santomassimo.

Il Canonico don Raffaele Masi, Rettore della Chiesa di Santa Croce, che ha avuto il compito da don Andrea di sostituirlo in varie funzioni, non può fare a meno di pensare all’amico oltreoceano che è andato con l’anima ardente di fede dai lavoratori baianesi dal volto abbronzato dai raggi di sole a chiedere l’aiuto per i fratelli infelici nella patria lontana.  Pubblica, pertanto, un articolo per rinnovargli il saluto e l’augurio di un felice successo, a dimostrazione di un ottimo rapporto di sincera stima che si è instaurata tra i vari sacerdoti di Baiano.

A Uniontown Pa, Jery Barberisi, ricco commerciante, organizza la comunità baianese per offrire al parroco una carrozza con cavallo per i suoi spostamenti.

Molti si rassegnano al silenzio di don Andrea,  senza però avere la consapevolezza che egli deve gestire energie e tempo in modo ottimale per i tantissimi impegni nelle sue lunghe giornate americane; non ultimo il prestigioso incarico  avuto dal Vescovo Mons. Melchiori di inviato diocesano  al Congresso eucaristico internazionale di Chicago.

Dopo il saluto e l’augurio di un felice successo, il Can. Cav. Raffaele Masi,  dall’alto del suo riconosciuto carisma, invia una lettera agli emigrati, fa voti affinché Egli col suo viaggio possa raccogliere frutti che daranno sviluppo ad un'opera, che sarà il coronamento del nostro Santuario e l'affermazione più concreta della civiltà della nostra terra.

Dopo l’esperienza americana, don Andrea ancor più di prima ha il cuore intriso di fede e l’entusiasmo alle stelle per le opere che si stanno realizzando a Baiano. Come sempre sa che la Provvidenza continuerà ad essere prodiga di aiuti e non tradirà le aspettative dell’intera comunità che si aspetta un avvenire migliore grazie a queste iniziative del parroco.

Dalle pagine del giornale, allora, lancia un invito a venire a Baiano, un piccolo centro commerciale, politico e anche religioso, un paese così benedetto da Dio, in una posizione incantevole, con l’aria balsamica dei suoi monti, con la gentilezza ed ospitalità innata dei suoi abitanti, con la sua vita operosa, con la luce elettrica, trattorie, bar, cinema, negozi che nient’altro fanno desiderare di quanto richiede il confort moderno.

Il Santuario pian piano si trasforma e sorge bello e maestoso quale attestato di amore di migliaia di cuori al Santo prodigioso. Il gran Santo aspetta i suoi fedeli nella sua nuova casa.

E la “Piccola Casa di Carità”, per volontà tenace dei nostri cari emigrati di America, si completa per lenire tanti dolori e tergere le lagrime di tanti infelici.

Dall’America porta una somma  ingente che aveva raccolto «bussando di porta in porta, percorrendo città e città senza stanchezza»: ben 200.000 lire. I nostri emigrati sono stati molto generosi e continuano a mandare altre offerte.

Tirando un sospiro di sollievo e benedicendo la Provvidenza divina, don Andrea sa di avere in cassa un bel po’ di quattrini. Può così continuare  a pagare le maestranze per i lavori fatti e per quelli in corso d’opera.

Nel frattempo si sono completati i lavori per la costruzione della nuova canonica, che viene inaugurata il 4 agosto 1927 dal Vescovo Mons. Egidio Melchiori. Alle antiche e misere camerette sono state aggiunte due nuove stanze per rendere più vivibili gli ambienti.

Purtroppo il pettegolezzo si insinua come un serpente  dal dente avvelenato! Tanti soldi girano tra le mani del parroco e “chi va al mulino s'infarina” comincia a sospettare qualcuno.

Il 29 settembre 1927, l’Ing. Felice Ippolito scrive al parroco da Napoli e gli prospetta una situazione non facile dal punto di vista finanziaria: occorrono altre 78.000 lire per completare le opere in corso

Dove prendere tutto questo danaro?

Don Andrea «sta ch’‘e scolle 'nfronte!», come si dice da noi. Si fa in due, in quattro, in dieci, ma non bastano più la sua forza di persuasione ed il suo carisma.

All’improvviso crolla tutto quell’entusiasmo che lo ha caratterizzato fin dal primo momento della sua venuta a Baiano. Sembra non avere più quell’energia da leone combattente! E viene assalito da mille dubbi. Avrà fatto il passo più lungo della gamba? Avrà creduto ciecamente  nella generosità dei Baianesi più facoltosi, i vari ricchi industriali? Convinto che “non troverai mai arcobaleni, se guardi in basso”, come dice Charlie Chaplin,  avrà sognato troppo in grande? Lo sta abbandonando finanche la Provvidenza divina?  No, quella no! «Quella Provvidenza che mi ha aiutato pel passato penserà anche per l’avvenire».

Purtroppo, deve constatare che in piazza ci sono troppi pettegoli e tanti lavoratori del pensiero che sanno solo riscaldare l’epa al sole e arrotare la lingua.

Don Andrea è molto amareggiato anche perché «nel marmo e nell’oro profuso vi è il sangue dei miei» scrive, rispondendo ai benpensanti e togliendosi un vero peso dallo stomaco. «L’Ara Pacis ed il nuovo trono del Santo sono sorti in buona parte col concorso di mia famiglia e Dio mi è testimone».

Immagina allora e scrive un  dialogo con il giornale Il primo Martire!, presentato come suo povero figliuolo. Quasi un testamento!

L’ingratitudine è la risposta ai tanti sacrifici; c’è troppa indolenza in giro; l’assenteismo delle autorità mandamentali: le promesse non mantenute.

C’è chi ha cominciato a dubitare sull’uso corretto delle offerte ricevute in America. Per sua fortuna può documentare tutte le spese fatte.

Don Andrea confessa di non avere più soldi! Ma ad addolorarlo sono la cecità e la sordità dei benestanti.

L’ultima delusione gli è procurata dall’amico Vescovo che lo invita alla resa, perché, secondo lui, l’opera non è compatibile con la mentalità dell’ambiente! Dopo ventuno anni di sacrifici, di sogni e di soldi della sua famiglia spesi per l’Ara Pacis ed il nuovo trono del Santo, dovrebbe arrendersi e abbandonare il progetto che aveva di arricchire la sua diletta Baiano?

Altra amarezza! I pettegolezzi e le calunnie arrivano in America, dove qualcuno ha diffuso la notizia che il Parroco col danaro dell’Ospedale si è fatto una casa per sé. Il seme della zizzania ha trovato terreno fertile tra gli ignari emigrati, la cui stima aveva conquistato con il suo carisma e il suo saper fare ed ora comincia a venir meno. Certamente crolleranno le offerte dei benefattori oltreoceano!

Uno sfogo senza mezzi termini! Ha sul cuore una tristezza non mai provata, opprimente, che avvinghia tutti i palpiti e ne tarpa tutti gli entusiasmi. L’unica consolazione è la convinzione di aver fatto più del proprio dovere, rinunciando ad incarichi più importanti e remunerativi.

Non gli resta che mandare “Il Primo Martire!”  ancora per il mondo a far sentire il suo grido disperato e le sue ultime implorazioni. Poi si riposeranno sulle mura elevate con tanti stenti ed aspetteranno la morte nella muta tristezza dell’inerzia incompresa.

Alcuni mesi dopo «fu chiamato presso la Curia nolana, per altro e più delicato incarico», come scrive di lui il prof. Francesco Sgambati in “Chi è Mainardo”, testo pubblicato sul giornalino “Noi DC”, in occasione della Festa dell’Amicizia organizzata a Baiano il 6 e 7 ottobre 1979.

Nuovo direttore del Santuario viene nominato don Stefano Boccieri, suo stretto collaboratore, certamente non pronto a gestire una situazione imprevista ed imprevedibile: un fardello troppo pesante da sopportare.

Continua l’opera di costruzione del Santuario, ma abbandona il progetto tanto sognato da don Andrea dell’Ospedale mandamentale, che giorno dopo giorno viene sottoposto all’attacco del vandalismo totale, fino a ridurlo in macerie.

Negli anni seguenti il parroco don Santo Cassese, interpretando furbescamente l’atto di donazione di Giovanni Boccieri del terreno da destinare alla costruzione della struttura, ne decreta l’abbattimento totale e l’oblio  definitivo!